Pio X
Patrono principale della nostra Conferenza è S. Pio X, canonizzato nell’anno di fondazione della nostra Opera, il 1954. Giuseppe Sarto, il primo papa dell’era contemporanea a provenire dal ceto popolare, nacque a Riese (Treviso) il 2 giugno 1835. Secondo di dieci figli di un messo comunale, fin da piccolo, con tenace volontà, sopportò i sacrifici della sua povera condizione. Per poter frequentare la scuola percorreva a piedi, a volte scalzo, la strada fino a Castelfranco.
Predisposto allo studio, fu aiutato da alcuni sacerdoti e ottenne un posto gratuito nel seminario di Padova, ai tempi uno dei migliori d’Italia. Quando, all’età di diciassette anni, rimase orfano di padre, l’amministrazione di Riese offrì il suo posto di lavoro al giovane Bepi per aiutare la numerosa famiglia ma la madre, eroicamente, seguendo la voce del cuore, acconsentì che il figlio proseguisse gli studi per diventare sacerdote. Col lavoro di sarta mantenne la famiglia, lavorando giorno e notte. Giuseppe, a soli ventitre anni, ricevette l’ordinazione.
Fu parroco fino a quarant’anni, poi canonico della Cattedrale, cancelliere vescovile e direttore spirituale del Seminario. Amato e stimato da tutti, nel 1884 fu eletto Vescovo di Mantova: autentico pastore, rinnovò la vita spirituale della diocesi proprio mentre, dopo l’annessione dello Stato Pontificio all’Italia unitaria, soffiava forte il vento del modernismo.
Il 15 giugno 1893 Leone XIII lo nominò Cardinale Patriarca di Venezia. Nonostante l’ambiente di curia fosse ostile al neonato stato italiano, il Cardinale Sarto si mostrò conciliante: aveva compreso che i tempi erano ormai cambiati. Con un occhio particolare ai poveri, amò tutti e da tutti fu amato.
A sessant’otto anni, quando ormai pensava di aver raggiunto il culmine del suo servizio pastorale, fu eletto pontefice col nome di Pio X. Era il 3 agosto 1903. Il suo motto, “Instaurare omnia in Cristo”, manifestava il proposito di riaffermare i diritti della Chiesa, mentre questi erano pesantemente messi in discussione da un sempre maggiore materialismo antireligioso. Pio X incarnò il papa conservatore e con l’enciclica “Pascendi” del 1907 condannò il modernismo: da lì a qualche anno sarebbe scoppiata la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Russa.
Si definiva un “buon parroco di campagna”, ma possedeva invece un’ottima cultura, con grandi interessi per l’arte e la musica. Riformò profondamente le curia romana, fece redigere un nuovo Codice di Diritto Canonico, snellì la liturgia, istituì l’obbligo del catechismo ai bambini e anche verso gli adulti. Quasi ottantenne, nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1914, una bronchite acuta stroncò la sua forte tempra. L’urna contenente le sue spoglie si venera nella Basilica di S. Pietro.
Vincenzo de’ Paoli
S. Vincenzo de’ Paoli, autentico gigante della santità, nacque in Francia a Pouy (Guascogna) il 24 aprile 1581. Fino a quindici anni non fece altro che lavorare nei campi, poi, aiutato da un avvocato della zona che era rimasto colpito dalla sua intelligenza, studiò nel collegio francescano di Dax. Ordinato sacerdote a soli diciannove anni, si laureò nel 1604 ma, dopo la morte del padre, la famiglia cadde maggiormente in disgrazia.
E’ del 1605 la strabiliante disavventura del rapimento ad opera dei turchi mentre, in nave, andava da Marsiglia a Barbona: fu schiavo a Tunisi per due anni, fino a quando riuscì a scappare. Approdato in Provenza, si trasferì a Roma dove visse un anno. A Parigi cercò una sistemazione e nel 1612 venne nominato parroco di Clichy.
La sua fede tiepida venne sconvolta dall’incontro con Pierre de Berulle che, divenendo suo padre spirituale, lo esortò ad accantonare le preoccupazioni materiali per dedicarsi ad un autentico apostolato. Vincenzo iniziò a fare il catechismo, a visitare gli infermi e i poveri, mentre veniva nominato precettore del Governatore Generale delle galere Filippo Gondi. Alternava il rapporto coi ricchi al contatto coi poveri.
Un giorno fu chiamato presso una famiglia che era segregata in casa perché ammalata. Trovò il modo di aiutarli facendo appello ai parrocchiani e da qui ebbe l’idea di una confraternita di pie persone impegnate a turno nell’assistere i bisognosi della parrocchia. Il 20 agosto 1617 nacque la prima “carità”. La signora Gondi lo volle cappellano dei circa ottomila contadini delle sue terre, verso i quali Vincenzo si prodigò con le missioni popolari. Alle confraternite aderirono, causa la mentalità dell’epoca, solo le donne (gli uomini aderiranno due secoli dopo alle Conferenze del Beato Federico Ozanam). A Parigi reclutò suore e “dame” impegnandole nel servizio degli ultimi: l’organizzazione più imponente fu l’Hotel de Dieu (1634).
Vincenzo pensò di dare stabilità alla sua opera fondando una congregazione religiosa maschile la cui necessità, durante le missioni rurali, era risultata estrema. La chiamò Congregazione della Missione, detta poi dei “Lazzaristi” dal nome del priorato in cui presero stabile dimora. In Italia le fondazioni nacquero a Roma (1652), poi a Genova (1654) e a Torino (1655). Le suore, già dal 1633, erano state affidate alla vedova S. Luisa de Marillac. Oggi le Figlie della Carità, con voti privati ed annuali, sono una delle congregazioni più numerose della Chiesa.
Le attenzioni di Padre Vincenzo furono dirette anche agli schiavi e in una missione in Madagascar riuscì a liberarne milleduecento. Vincenzo gestì, a fin di bene, tanto denaro che proverbialmente si diceva ne manovrasse più del Ministro delle Finanze: una mensa popolare sfamava duemila persone al giorno e tutte le carceri erano dotate di un cappellano. Il sistema, efficiente ed esteso, rispondendo appieno ai dettami del Concilio di Trento, era apprezzato da tutti. Il Re Luigi XIII, i cardinali Richelieu e Mazzarino, tenevano in somma considerazione don Vincenzo, anche se tra loro i rapporti non furono sempre tranquilli. Grande amico di S. Francesco di Sales, Vincenzo lesse le sue opere e quelle di S. Ignazio di Loyola.
In una lettera del 26 novembre 1655, indirizzata a Torino a Padre Giovanni Marin, Vincenzo, da Parigi, scriveva: “Padre, la grazia di Nostro Signore sia sempre con lei! Ho ricevuto la sua prima lettera da Torino, e dal buon Dio ho ricevuto la grande consolazione di avervi felicemente condotti lì e di avervi fatti accogliere così benignamente dalla bontà del vostro benefattore e da quella dell’arcivescovo e del nunzio. Lo ringrazio con tutto il cuore. Egli ha voluto prevenirvi con queste grazie per disporvi ad altre più grandi; e quest’accoglienza calorosa da parte degli uomini è l’effetto delle attese che nutrono nei confronti della compagnia. Spero che essa si donerà in modo efficace a Dio per corrispondere ai suoi desideri”.
Vincenzo morì a Parigi il 27 settembre 1660, ai suoi funerali partecipò una folla immensa. Canonizzato nel 1737, i suoi resti mortali sono venerati nella Cappella della Casa Madre di Parigi.
Federico Ozanam
L’Opera S. Pio X è una speciale conferenza di S. Vincenzo de Paoli. Queste sono oggi diffuse in tutto il mondo, contando centinaia di migliaia di volontari laici che hanno la missione di alleviare le necessità di una moltitudine di poveri, quelli che si vedono e quelli che vivono di nascosto la propria condizione. Riferimento principale è la parrocchia. A fondarle fu Federico Ozanam insieme ad un gruppo di studenti, aiutati dalla Figlia della Carità Beata Rosalia Rendu, il 23 aprile 1833, in risposta a quanti affermavano che la Chiesa non aveva più nulla da dire all’uomo moderno. Federico ne fu il principale animatore.
Federico, secondo di tre fratelli, era nato a Milano il 23 aprile 1813 da genitori francesi: il padre era ufficiale dell’esercito napoleonico. La famiglia si stabilì poi a Lione.
Studiò a Parigi alla Sorbona. Amico di André Marie Ampère, fu il grande scienziato dell’elettrodinamica che guidò Federico verso un gruppo di giovani intellettuali cattolici. Laureatosi in diritto nel 1836 e poi in lettere nel 1839, con una tesi su Dante che sarà poi pubblicata in inglese, tedesco e italiano, scrisse libri sulla civiltà cristiana, sul francescanesimo e sulla filosofia cattolica. Ottenne la cattedra di letteratura straniera alla Sorbona, ma restò sempre un uomo di S. Vincenzo. Soccorreva i poveri direttamente nelle loro case, guardando sì alle necessità materiali ma cercando di migliorare le loro condizioni future. Questo è ancora oggi il compito dei volontari vincenziani.
Nel 1841 Federico si sposò ed ebbe una figlia. Spesso in giro per l’Europa, in contatto con illustri personaggi, non mancò mai di visitare le conferenze delle città in cui soggiornava.
Nel 1848, dopo l’abdicazione del Re Luigi Filippo d’Orleans, durante i tumulti in cui perse la vita anche l’Arcivescovo di Parigi, Federico fece parte della Guardia Nazionale che doveva garantire la legalità al governo provvisorio. Fu sempre molto legato all’Italia che visitò sovente. Per due volte venne ricevuto in udienza da Papa Pio IX che molto ammirava.
Morì a Marsiglia l’8 settembre 1853, a soli 40 anni. Nonostante la salute desse segni di preoccupazione non si risparmiò mai. Nella missione di cattolico e di vincenziano, i poveri erano per lui immagine di Dio.
Il 22 agosto 1997 è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II a Parigi, in occasione della XII Giornata Mondiale della Gioventù. Per i giovani è un modello quanto mai attuale, insieme a tre torinesi vincenziani d’eccezione: il Beato Pier Giorgio Frassati, il Beato Francesco Faà di Bruno e il Venerabile Paolo Pio Perazzo.
Marcantonio Durando
La nostra conferenza è nata e vive nella Casa della Missione di Torino, la casa del Beato Marcantonio Durando. Il Padre era nato in una distinta famiglia di Mondovì il 22 maggio 1801, in un palazzo a fianco della Chiesa della Missione in Piazza Maggiore. Erano otto figli, cresciuti da una madre pia e da un padre dalle tendenze agnostiche. Il fratello Giacomo fu Ministro degli Esteri del Governo Rattazzi nel 1862, Giovanni fu generale valoroso che partecipò, tra l’altro, alla spedizione in Crimea e alle guerre di indipendenza. Marcantonio, dal canto suo, a quindici anni voleva già andare missionario in Cina ed entrò nella ricostituita Società della Missione. Il 12 giugno 1824 venne ordinato sacerdote. Stette cinque anni a Casale Monferrato poi, dal 1829 fino alla morte, visse a Torino. Appena due anni dopo il suo arrivo nella capitale era già Superiore. Aveva solo trentasei anni quando, nel 1837, fu nominato Superiore Maggiore (visitatore) dei vincenziani del nord Italia (lo sarà fino alla morte, per quarantatre anni).
Padre Marcantonio divenne consigliere particolare dell’arcivescovo e si distinse per l’eccezionale zelo con cui incarnò lo spirito vincenziano. Sostenne la neonata Opera della Propagazione della Fede e soprattutto intraprese moltissime missioni popolari rurali. Predicava la Misericordia Divina contro gli estremismi del lassismo e del giansenismo e quando era necessario interveniva anche materialmente per lenire i gravi problemi economici delle popolazioni. Chiamò in Italia le Figlie della Carità, nate dal cuore di S. Vincenzo de’ Paoli, alle quali le apparizioni della Vergine a S. Caterina Labourè (1830) avevano dato nuova vitalità. Padre Durando lo intuì e Re Carlo Alberto le accolse volentieri (1833) dando loro il convento di S. Salvario. Il loro compito principale fu l’assistenza negli ospedali, sia militari che civili: nel 1855 il Beato ebbe il coraggio di mandarle sul fronte di Crimea. In un decennio nacquero venti fondazioni. Apriva in quello stesso periodo il Collegio Brignole-Sale di Genova per le missioni estere, i Vincenziani e le Figlie della Carità partivano per l’Etiopia, la Cina e le Americhe.
Padre Durando dotò la città di Torino di una organizzata rete solidale che, attraverso le Dame della Carità, aiutava a domicilio i poveri (le Misericordie). Sorsero inoltre orfanotrofi, laboratori, asili.
Fu apprezzato e ricercato direttore spirituale, sia di privati ma, soprattutto, di molte suore, contribuendo all’assestamento di congregazioni di recente fondazione (Suore di S. Giuseppe, di S. Anna e di S. Maria Maddalena). Opera sua e della Serva di Dio Luisa Borgiotti fu l’istituzione delle Suore Nazzarene, per l’assistenza diurna e notturna domiciliare dei malati. Riorganizzò inoltre la Provincia Vincenziana Lombarda dopo la soppressione napoleonica e grazie alla sua sapiente prudenza furono limitati i danni delle leggi di soppressione del 1866-67 (la comunità fu dispersa ad eccezione di pochi padri).
Padre Durando morì il 10 dicembre 1880. I suoi resti mortali sono venerati nella cappella-santuario della Passione, da lui realizzata nell’ex coro della Chiesa della Visitazione.
È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 20 ottobre 2002.