L’Opera San Pio X inizia la sua attività il 9 giugno 1954. Il Consiglio Particolare di Torino della Società di San Vincenzo de’ Paoli, fondandola, rispondeva ad un particolare desiderio del Cardinale Maurilio Fossati. Il presule, preoccupato dalla grave situazione di povertà materiale in cui vivevano alcuni monasteri femminili di clausura nel dopoguerra, pensò bene di rivolgersi ai Vincenziani per la loro collaudata esperienza da sempre al servizio dei più bisognosi.
Il primo verbale annota: “In presenza del Presidente del Consiglio Particolare di Torino, Avvocato Canonica, del Vice Presidente Ing. Porcellana, di cinque confratelli, si decide la costituzione di una Opera Speciale per l’assistenza ai conventi di clausura. Si prende nota dei primi aderenti (Poli, Manetti, Chiarle, Lubatti, Cattaneo). Si decide di iniziare una severa inchiesta per accertare la reale situazione di detti conventi, basandosi sulle informazioni pervenute dal segretario religioso della Curia. Canonica e Porcellana fanno presente l’opportunità di iniziare subito l’attività dell’Opera, almeno nel campo organizzativo. Si decidono riunioni quindicinali con sede provvisoria al Consiglio Particolare (Via Lagrange). Le altre conferenze vincenziane verranno avvertite della nuova istituzione. Su proposta unanime viene accordato il nome della nuova istituzione nella dicitura OPERA S. PIO X (in onore del grande Papa santificato la domenica precedente, 29 maggio 1954) dipendente dalla Società di S. Vincenzo de’ Paoli. Su proposta unanime viene eletto Presidente Giorgio Poli con facoltà, non appena sia possibile, di eleggere il Consiglio di Presidenza (presidente, vicepresidente, segretario e cassiere). Di comune accordo si concede, qualora ne sia necessario, che la Conferenza assuma il carattere misto”.
I primi volontari della conferenza rivolsero le loro attenzioni ai monasteri della diocesi e con un contatto diretto alla grata iniziò quel dialogo che, allargandosi nei decenni al resto d’Italia, dura da oltre cinquanta anni.
Nel 1984 il Cardinale Anastasio Ballestrero, in occasione del 30° dalla fondazione, così scriveva: “Le claustrali hanno bisogno di solidarietà. È vero che il Signore nutre gli uccelli dell’aria e veste i gigli del campo e non dimentica certo quelle creature che pensano solo a lui. È vero, ma il modo di pensare e di ricordare Dio tante volte passa attraverso il cuore, la solidarietà e le mani degli uomini… Ed è proprio in quest’ottica, in questa prospettiva che merita plauso quell’Opera S. Pio X che da trent’anni esiste nella nostra Diocesi e che nel silenzio che è tipico della realtà claustrale si occupa di loro per offrire in tante piccole e grandi necessità della vita quotidiana, il gesto fraterno della solidarietà, della carità”.
Il bollettino trimestrale “Dal Silenzio” nasce nel Natale del 1987. In quel numero leggiamo: “quanto bisogno di silenzio c’è, quanto bisogno c’è di accoglienza della parola di Dio, senza tutte le nostre stiracchiature in tutte le direzioni”.
Oggi sono raggiunti i circa 570 monasteri d’Italia e alcuni anche all’estero (Bosnia, Croazia, Polonia, Romania, Gerusalemme, Ghana, Filippine). Attraverso la corrispondenza e i messaggi del padre vincenziano assistente spirituale della conferenza, è continuo il dialogo con le religiose. Ai monasteri sono inviati piccoli aiuti economici per contribuire alle sempre numerose necessità (ad esempio per la ristrutturazione e il riscaldamento dei locali che spesso sono grandi e antichi). Il denaro è raccolto tra i confratelli ma soprattutto giunge dai benefattori sparsi in tutta Italia, informati delle varie iniziative attraverso il Bollettino. Oggi i confratelli della S. Pio X sono una ventina; negli ultimi anni è iniziata la collaborazione col Banco Alimentare.
La Casa in cui l’Opera è nata e in cui mensilmente si riunisce è la Casa della Missione di Torino, luogo ricco di storia e di testimonianze religiose. Sorge nella centrale Via XX settembre, a fianco della chiesa della Visitazione, autentico gioiello barocco costruito dal Lanfranchi nel 1657. Un tempo era un monastero visitandino, fondato da S. Giovanna Francesca Fremiot de Chantal durante il suo soggiorno a Torino: il 29 ottobre 1638 la Santa acquistò personalmente l’immobile preesistente. Una delle prime compagne della Chantal, la suora conversa Jeanne-Benigne Gojoz (1615-1692), nel monastero si santificò, favorita da visioni mistiche di Cristo. Condividendo le tristezze del suo Sacro Cuore, preannunciò la missione di S. Margherita Alacoque. In questa chiesa, alla presenza del B. Sebastiano Valfrè, si celebrò per la prima volta in Italia la festa del Sacro Cuore e gli si dedicò il primo altare al quale S. Leonardo Murialdo fu poi ordinato sacerdote.
Nel 1802 le suore condivisero la sorte di altri ordini, dovendo lasciare il monastero che veniva soppresso. Nel 1830 ne presero possesso i Padri della Missione che a partire dal 1837 furono guidati, per ben quarantatre anni, dal Beato Marcantonio Durando, Superiore della Provincia del Nord Italia. Da qui egli profuse il suo instancabile ministero, direttore spirituale ed amico dei poveri ma anche di personaggi influenti quali Re Carlo Alberto, Cavour, la Marchesa di Barolo, i vescovi della città e i santi sociali torinesi. Da qui diresse le Suore Nazarene da lui fondate con la Serva di Dio Luisa Borgiotti.
Le reliquie del Beato sono venerate nella cappella della Passione da lui edificata dove sorgeva l’antico coro del monastero. In chiesa, il 27 di ogni mese, un folto gruppo di fedeli prega e ricorda le apparizioni mariane di Parigi in Rue du Bac della Medaglia Miracolosa a S. Caterina Labourè.